È un argomento estremamente delicato quello che muove la quarta edizione di Shingle22j.
La questione femminile, una
delle infinite storie di dominazione dell’umanità, un sempiterno
alternarsi di vittorie e sconfitte, di momenti di emancipazione e
momenti di minorità, un procedere mai chiuso e mai risolto
definitivamente, nel bene o nel male.
Vista come qualcosa da
difendere, come qualcosa da indirizzare in quanto incapace o
intrinsecamente sottomessa, come qualcosa da gestire, comunque sempre
come un qualcosa, la Donna ha percorso in lungo e in largo la storia
delle culture. Che sia stata madre di un Dio, o qualcosa di intermedio
tra “un oggetto e un uomo”, comunque qualcuno ha sempre detto cosa la
Donna doveva fare, dove la Donna doveva stare, cosa la Donna doveva
essere. Sotto il manto della ragione, della medicina, della religione,
la Donna è sempre stata un qualcosa che a seconda del momento ha avuto
valori diversi.
Questo ha significato e
significa il considerare la Donna come una cosa tra le cose, in uno
schema dove la “donna” deve guardare all’“uomo” per avere un ruolo,
anche quando questo ha la parvenza di una conquista, come fosse una
materia inerte, una merce, un oggetto, comunque come qualcosa passibile
di modifica o sostituzione in caso di obsolescenza o di variazioni nei
gusti.
Quando è ovvio in realtà che non
esiste la “Donna” che, a seconda del momento e del luogo, è poi madre,
concubina, santa. Esistono le donne, cosi come gli uomini, che sono
esseri umani, ed in quanto tali latrici (e latori) di infiniti progetti
di vita, di desideri, di sogni… sempre perfetti nella loro unicità.
È in quest’ottica che al tema della donna viene affiancata l’antitesi prodotto-produttrice.
Prodotto dei desideri del
maschio padre-padrone, prodotto della chirurgia estetica, prodotto di
culture che la nascondono sotto veli o la espongono senza alcuna
umanità.
Produttrice invece di idee,
produttrice di se stessa nell’emancipazione, produttrice dei suoi
desideri, delle sue voglie. Prodotto e produttrice perché come in ogni
caso di esclusione le categorie si sovrappongono, si confondono: la
donna sessualmente emancipata, è prodotto di una cultura o produttrice
di se stessa? La donna madre è anche lei prodotto di una cultura o
produttrice di un desiderio?
Chiediamo all’arte di darci le sue risposte, in quanto attività che produce ed è prodotto.
Lo Staff
Associazione Culturale 00042
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